Lettera aperta

Il fatto:
“tra essere e il dover essere” ovvero la protesta dei Giovani e Bambini con il diabete

La SID e la AMD, oggi, 14 novembre 2002 celebrano la giornata mondiale del diabete!.
Mondiale perché? Perché tutti, in egual misura, sono chiamati a parteciparvi, a portare la loro esperienza, la capacità, la conoscenza, la disponibilità e quindi, a svegliare l’opinione pubblica, ad interessarla a questo gran problema che ormai coinvolge oltre 130 milioni di persone del nostro pianeta e che l’OMS stima diventeranno 250 milioni entro l’anno 2030. Più di due milioni di persone solo in Italia, grandi e piccoli, hanno il diabete conclamato.
Per questo l’OMS incoraggia e sostiene questa grande occasione che deve vedere diabetologi, pediatri e non, e tutta la popolazione delle persone con diabete, adulti e bambini, coinvolti nel programmare pariteticamente tutte quelle iniziative atte a mettere nell’occhio del ciclone questa subdola patologia cronica. Ma, -ahi noi-!, per la seconda volta, l’edizione italiana della giornata dedicata al diabete, per volontà dei diabetologi SID e AMD, è progettata senza la partecipazione programmatica dell’Utenza. Siamo, così, orfani noi e privi di figli loro! Tutto rimane monco e non sufficiente a dimostrare quanto costi la condizione diabete in termini economici e sociologici, pubblici e privati e quanto sia importante che tutti concorrano, per lo meno, alla prevenzione. Non si riesce a capire come mai le organizzazioni diabetologiche nazionali SID (Società Italiana Diabetologi) e AMD (Associazione Medici Diabetologi), che avevano già firmato uno statuto, nel 1996, con S.I.E.D.P. (Società Italiana Endocrinologia e Diabete Pediatri), FAND (Associazione Diabetici Adulti), OSDI (Operatori Sanitari Diabetologi) e F.D.G. (Federazione Nazionale Diabete Giovanile), costituendo la FEDERAZIONE DIABETE ITALIANA, FID, con l’obiettivo: ” tutti uniti contro il diabete”, vedendo in essa “… un’eccellente piattaforma per creare un sinergismo d’azione che rappresentava una fondamentale inversione di tendenza, rispetto al passato, caratterizzato da un forte individualismo e da una notevole dialettica fra le varie componenti coinvolte nel problema diabete”, si siano involute al punto da ritornare indietro non di dieci anni, ma di venti, scavalcando le direttive dell’OMS, della Saint Vincent, la legge 115, la 502 e seguenti, e dello stesso Piano Sanitario Nazionale

Cui Prodest?

… non certamente ai bambini ed ai giovani diabetici, non ai pediatri diabetologi (che, pare, rimangono neutrali e indifferenti a ciò che gira loro intorno), e nemmeno ai pure illustri diabetologi SID e AMD che rimangono soli, anche se grandi, e privi di un apporto indispensabile: il punto di vista e la collaborazione a livello propositivo, di chi convive con il problema diabete in prima persona anche dalla più tenera età.
Alle difficoltà del momento, che sta interessando la sanità italiana (quando mai non è stata in difficoltà?), si somma una disgregazione a dir poco nefanda che toglie la possibilità di crescita sia a chi è demandato al compito di salvaguardare la salute pubblica, sia a chi la salute se la deve difendere. Qui soccorre alla riflessione, l’apologo di Menenio Agrippa narrato da Tito Livio: la società è come un organismo, il cui buon funzionamento complessivo permette la sopravvivenza di tutte le sue parti; se uno dei suoi organi incrociasse, per così dire, le braccia, non verrebbe meno solo l’organismo, ma anche l’organo che avesse preteso di far valere il proprio interesse particolare contro quello della totalità. Quale, dunque, il contenuto del nostro messaggio? Noi diabetici, d’ogni ceto ed età, cerchiamo collaborazioni, sinergie, cooperazione e crediamo che anche i diabetologi, non da meno, desiderano cercare democraticamente analoghi valori per realizzare interessi comuni, ma questo a nostro avviso, non al prezzo di perdere autonomie e da fungere solo come manovalanza per produrre ciò che altri hanno elaborato.
Queste precisazioni vanno fatte perché soprattutto ai diabetici giunga un messaggio di assoluta chiarezza che possa dar loro la consapevolezza di essere una forza propulsiva, tesa al raggiungimento di un solo fine: VIVERE OLTRE IL DIABETE!

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